Come gestire la localizzazione di un sito web
Creare e gestire contenuti digitali in più lingue non è un’impresa facile. Qualche tempo fa, avevo adattato un modello dal mondo della filosofia alla content management multilingue come schema di riferimento per aiutarvi a definire una strategia di “storytelling” vincente per la “traduzione” (in senso lato) del vostro sito web e di altri contenuti complementari.
Poi ho scritto per Micro Oiseau una guida sulla traduzione basata sullo stesso modello (che si trova qui in inglese). Ora questa guida è stata anche tradotta in italiano e potete trovare questa traduzione qui per una spiegazione più dettagliata del modello.
Come sapere se basta una traduzione
In poche parole, qualsiasi testo che producete tenderà a essere o più creativo (colonna sinistra della mappa dei contenuti) o più tecnico-informativo (colonna di destra) e può indirizzare o una persona singola (riga superiore) o un gruppo di persone (riga inferiore). Dove cade un dato testo sulla mappa determinerà il modo migliore per rendere quel messaggio in un’altra lingua.
La traduzione in inglese del sito di un birrificio
Prendiamo l’esempio di un birrificio artigianale italiano che vuole tradurre il proprio sito web in inglese. Dalla mappa, vediamo che il contenuto di un sito si trova in basso a sinistra, quindi “soggettivo” come contenuto e “collettivo” come destinatario.
Ma cosa intendiamo per “soggettivo”? Soggettivo per chi? È soggettivo per chi scrive perché esprime e comunica i valori, la missione e la “storia” dell’azienda. Ed è soggettivo per il visitatore del sito perché vogliamo che quel visitatore provi qualche emozione e formi un’opinione personale positiva della nostra attività. Non citiamo dati sterili: cerchiamo di costruire un rapporto di fiducia con il nostro cliente ideale.
Quindi dobbiamo pensare alle motivazioni soggettive che entrano in gioco. Perché il birrificio italiano vuole un sito in inglese? Che pubblico cerca di raggiungere? Perché questo pubblico straniero vorrebbe trovare un birrificio italiano (e con quali keywords farebbe quella ricerca)? Le motivazioni e le aspettative sono le stesse sia per il target italiano che per quello anglofono?
Come adattare la narrativa d’impresa
Diciamo, poi, che questo birrificio non esporta ancora le sue birre all’estero, però ha una sala degustazioni e offre visite guidate alla produzione della birra. Quindi vuole un sito in inglese per attrarre turisti stranieri e promuovere un altro tipo di turismo nel territorio. Possiamo vedere chiaramente, allora, che servirà un bel po’ di “creatività” per construire il sito in inglese, perché il pubblico di riferimento sarà piuttosto diverso da quello italiano. Ci saranno dei contenuti che si possono tradurre direttamente, ma per tanti altri aspetti servirà la “transcreazione” o copywriting in inglese direttamente.
In ogni caso, servirà un rapporto continuativo di fiducia con un professionista di narrativa d’impresa (detto anche storytelling promozionale) in inglese per poter costruire un rapporto di fiducia anche col pubblico straniero. Una traduzione impersonale, quasi “meccanica”, del sito in italiano non può bastare.
Serve sempre un traduttore?
Ma che differenza c’è fra un testo per un target collettivo e uno con un destinatario specifico (individuale)?
Supponiamo adesso che il nostro birrificio abbia attivato il sito in inglese e ricevuto la prima richiesta via email da un potenziale visitatore straniero. Serve sempre un traduttore come intermediario per la risposta? Probabilmente no.
Se il birrificio intende servire e offrire visite guidate anche alle persone che parlano l’inglese (e non l’italiano), avranno dei dipendenti che parlino almeno un po’ di inglese. Mentre con un testo indirizzato a un pubblico collettivo la qualità linguistica e stilistica è fondamentale, con un testo fra due persone specifiche è il rapporto interpersonale che predomina e non la precisione linguistica. Quindi sarà meglio che un dipendente del birrificio risponda direttamente alla persona interessata, anche se con l’aiuto di strumenti come ChatGPT o Google Translate, se necessario (però solo se chi scrive riesce a capire se l’algoritmo usato abbia scritto delle cavolate e può anche aggiungere un tocco personale al risultato finale!).
Rapporto e collaborazione nella localizzazione
In altre parole, quando si tratta di contenuti promozionali, che si collocano nella colonna sinistra del nostro modello, il rapporto interpersonale col cliente è fondamentale. Se poi serve alta qualità linguistica e stilistica, dovrete avere anche un rapporto stretto di collaborazione con un professionista di transcreazione e copywriting per raccontare la vostra realtà in un’altra lingua in modo efficace.