Cross-market Storysmith | Per contenuti efficaci in inglese

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A cosa serve un traduttore SEO?

Come si valuta l’efficacia di un sito web? Uno degli indicatori principali è la facilità (o meno) con cui si trova il sito tramite i motori di ricerca.

La tecnica della SEO (Search Engine Optimization) mira a massimizzare la resa del vostro sito sui motori di ricerca come Google. Avrete fatto di tutto per assicurarvi certi risultati su Google per il vostro sito in italiano. Ora basterà fare una traduzione fedele per ottenere dei risultati simili anche in inglese?

Probabilmente no.

Perché tradurre un sito web

Per avere un sito che rende, bisogna sempre farsi una domanda: «perché?»

  • Perché avete un sito web per la vostra attività?

  • Perché avete una versione di quel sito anche in altre lingue?

  • Perché un cliente potenziale potrebbe volervi trovare online?

  • Questo “perché” vale lo stesso sia per un cliente in Italia che un cliente all’estero?

Il valore della narrativa d’impresa

Le risposte a questi “perché” determineranno il modo in cui racconterete la vostra realtà al pubblico. I contenuti di questa narrativa potrebbero però differire in base al pubblico, italiano piuttosto che anglofono, anche per tipologia oltre che per significato.

Perché la strategia di storytelling in italiano sia funzionale anche in altre lingue, vi servirà un “traduttore” (termine ormai riduttivo) che riesca a capire queste differenze e che possa creare dei contenuti specifici per il pubblico estero.

Perché il “traduttore SEO”

È per questo che mi piace usare il termine inglese “storysmith” (letteralmente: “fabbro di storie”), perché comprende tutte le attività che servono per raccontare la vostra storia in maniera efficace, e vale a dire: scrittura, traduzione, transcreazione e revisione, compresa la “revisione SEO”.

Perché non basta tradurre il testo italiano e pensare che il lavoro sia finito e che il vostro pubblico vi troverà facilmente. Bisogna anche produrre dei testi specifici per il mercato estero e effettuare “traduzioni creative” (la “transcreazione”) per ottimizzare i contenuti, rendendoli più adatti al pubblico straniero e assicurandoci di usare le parole chiave (le c.d. “keywords”) giuste.

La traduzione del sito di un golf club italiano

Prendiamo l’esempio di un campo da golf. Il sito web di un golf club in Italia avrà almeno tre “perché”, e quindi tre bacini di utenza potenziale:

  • uno locale, per la comunità di golfisti e curiosi che abitano nella zona (potenziali soci);

  • uno nazionale, per i golfisti italiani a cui piace fare “vacanze golf” in Italia;

  • uno internazionale, per i turisti stranieri.

Dato che gli interessi e le esigenze del primo target sono molto diversi rispetto alle altre due categorie, significa che queste ultime saranno più facilmente raggruppabili nei contenuti; ci saranno quindi dei testi in italiano per clienti nazionali che potranno essere tradotti in inglese — o, meglio, “transcreati”, perché l’adattamento serve praticamente sempre con i testi promozionali — per clienti internazionali. In ogni caso, però, i golfisti stranieri avranno probabilmente bisogno di contenuti specifici scritti appositamente per loro per rispondere alle loro esigenze e preferenze particolari.

Lo stesso discorso vale, per esempio, anche per i contenuti pubblicati su Instagram. Mentre il bacino locale potrebbe essere interessato alle foto di una premiazione per una gara locale fra soci, le stesse foto potrebbero non interessare molto agli altri due target. Allo stesso modo, al pubblico complessivo di golfisti italiani potrebbero piacere delle foto da un campionato italiano o di professionisti italiani, mentre agli stranieri queste foto potrebbero interessare meno. Il turista-golfista vorrà vedere soprattutto delle belle foto del campo, ma anche dei dintorni.

Storytelling multilingue: traduzione, copywriting, SEO

Quindi non basta più un semplice traduttore quando si tratta di content marketing multilingue. Quello che serve oggi si potrebbe chiamare un “traduttore SEO”, termine comunque riduttivo dato che questa figura dovrà essere in grado di scrivere dei testi ad hoc per la lingua di destinazione e di fornire servizi di transcreazione (che, in realtà, è più simile alla scrittura che alla traduzione).

In più, dovrà essere in grado di aiutarvi a valutare le keywords e gli “hashtag” migliori per l’altra lingua e di consigliare degli adattamenti e dei testi nuovi per aumentare le prestazioni dei vostri contenuti in base ai risultati concreti ottenuti in passato: il “SEO”, o “iSEO” (per “international Search Engine Optimization”), in poche parole.

Serve, quindi, una collaborazione stretta con un professionista di fiducia che possa conoscere a fondo i vostri ”perché” per poi “tradurre” (nel senso più ampio del termine) questo vostro “purpose” globale in un’altra lingua, come l’inglese. Serve uno “storysmith” che riesca a raccontare il vostro perché a un target che proviene da una cultura diversa dalla vostra.