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Ritorno al futuro con la Slow Translation

Le tecnologie e l’importanza della creatività umana nelle traduzioni

Trent’anni fa, se qualcuno mi avesse detto che avrei fatto il traduttore da grande, avrei detto che era pazzo. All’epoca vedevo la traduzione come un mestiere misterioso, accessibile a pochi, ed evocava l’immagine di archeologi lavorando a lungo su pergamene antiche a lume di candele per sprigionare i segreti nascosti al loro interno. Mi sembrava una professione che richiedeva un dottorato o due e non avevo nessuna intenzione di rimanere studente a vita.

All’epoca, questo mio preconcetto sulla professione del traduttore non era effettivamente lontano dalla verità. Non c’era l’Internet come lo conosciamo oggi, così dovevi andare fisicamente in biblioteca e sfogliare libro dopo libro per trovare la traduzione giusta di qualche termine sconosciuto o per essere sicuri di usare la parola giusta per un dato contesto. Magari non servivano dottorati multipli, però le barriere per entrare nella professione erano simili a quelle di un aspirante scrittore in cerca di un editore.

Poi, però, il mondo è evoluto, l’Internet ha cambiato il settore radicalmente e io mi sono trovato, un po’ per caso, in Italia a fare il traduttore. Negli anni, varie tecnologie hanno fatto sì che l’unico ostacolo sostanziale rimasto al diventare traduttore sia quello di conoscere bene una lingua straniera. Non c’è più bisogno di editori, agenti o biblioteche e i clienti si trovano ovunque arriva l’Internet.

Il problema ora è che traduttori si trovano a dover competere quasi esclusivamente sul prezzo e sulla velocità, un po' come un qualsiasi commodity. È vero che la traduzione assistita, o “CAT” (Computer-Assisted Translation), permette ai traduttori di lavorare in maniera più efficiente e veloce e questa tecnologia può aiutare a guadagnare di più. In più, la traduzione automatica, il cosiddetto “machine translation” (o “MT”) - Google Translate, per intenderci - insieme, si spera, a un controllo umano, rappresenta un ulteriore passo in questa direzione.

Pero con questa “commoditizzazione” della traduzione, caratterizzata da prezzi decrescenti e disponibilità quasi universale di traduttori, diventa ancora più difficile per il cliente saper scegliere un traduttore di qualità, soprattutto quando il cliente non parla una delle lingue interessate. E con la diffusione di siti come Fiverr.com e la costante evoluzione di machine translation, il valore percepito della traduzione sta scendendo verso lo zero per molti.

Con la progressiva diffusione del lavoro autonomo e il lavoro precario, come deve fare un traduttore a distinguersi dalla concorrenza e comunicare l’importanza di abilità e qualità nella traduzione? La soluzione è quella di tornare alle origini, in un certo senso, verso una sorta di movimento “Slow Translation“.

La tecnologia ormai non può fare molto altro per aumentare l’efficienza di un traduttore. Quindi, per farci valere come linguisti esperti, dobbiamo, come traduttori, concentrarci sui settori in cui i clienti hanno modo di apprezzare la creatività del nostro lavoro e il valore aggiunto che siamo in grado di apportare. Lo vediamo già nel fenomeno della “transcreazione” (o “traduzione creativa”) nel settore di marketing e pubblicità, però gli stessi concetti si possono—e si devono—applicare anche a tanti altri campi.

La traduzione di vari tipi di contenuti online comincia già a evolversi in questa direzione, però praticamente qualunque testo che viene pubblicato con l’intento di promuovere l’identità e l’immagine dei creatori del testo può beneficiare da questo tipo di traduzione creativa. Bilanci, relazioni ambientali e di sostenibilità, relazioni di responsabilità sociale, manuali di prodotto, ecc. dovrebbero tutti essere tradotti in una maniera che permette al lettore di provare una specie di “esperienza emotiva”. Per poterlo fare, bisogna andare oltre la traduzione delle semplici parole da una lingua all’altra, come potrebbe fare Google Translate o un traduttore poco esperto, e comunicare le idee e le emozioni giuste al nuovo target di riferimento.

La tecnologia potrà, comunque, giocare un ruolo in questo movimento Slow Translation; si tratta solamente di usare la tecnologia nel modo migliore. Strumenti CAT dovrebbero aiutarci ad avere una visione globale del testo e del contesto sottostante, piuttosto che concentrarsi sulla singola frase o pezzo di frase. La traduzione automatica (MT) dovrebbe prettamente “informare” il traduttore, non sostituirlo. E le tecnologie “cloud” dovrebbero mettere traduttori e produttori dei contenuti in contatto diretto e permettere ai clienti di trovare, scegliere e coordinare i traduttori (nonché scrittori e revisori) più adatti al progetto.

La creazione di contenuti multilingue è un processo assai complesso, però deve necessariamente essere anche un processo umano. Rimane ancora moltissimo spazio per l’innovazione nel settore della traduzione ma non dimentichiamoci che la comunicazione di qualità deve essere sostenuta dalla conoscenza, l’esperienza, ricerche, attenta riflessione e, naturalmente, il tocco umano. Lo Slow Translation appunto.